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   architetto
 
LE VILLE
 
 
Nel vasto e vario territorio che forma la provincia
di Treviso, si sviluppa uno dei fenomeni
dell’architettura di villa italiana
più interessanti per numero ed importanza.
 
     
 
VILLA FANIO CERVELLINI, PROTETTA DAL SUO MURO DI RECINZIONE - foto Gianni Mazzon
 

   Delle circa ottocentocinquanta ville che formano il patrimonio attuale della Marca Trevigiana, ben quindici esistono ancora nel comune di Silea, nonostante le dieci demolite nell’ultimo secolo.
La vicinanza a Treviso e al fiume Sile, importante via commerciale con Venezia, favorì gli insediamenti, anche se curiosamente nel territorio comunale le ville più antiche appartengono alla prima metà del Cinquecento. Non è da escludere che, in seguito alla guerra della Lega di Cambrai dei primi anni del Cinquecento, le dimore precedenti siano state distrutte e poi ricostruite successivamente.
Gli elementi che costituiscono la villa, oltre al vero e proprio corpo principale o domenicale (da dominus-signore) spesso a pianta quadrata, costituita all’interno dalla cosiddetta “pianta veneta”, con sala centrale passante e quattro stanze, sono le barchesse, la chiesetta e il giardino.
Le barchesse erano in genere distribuite in vario modo, sole o in coppia, staccate o unite al corpo centrale, con pianta ad “L” o a semicerchio, incornicianti comunque in vario modo la villa, poichè, come dice il famoso architetto rinascimentale Vincenzo Scamozzi nel suo L’idea dell’architettura universale del 1616, «Torna molto bene per il risparmio della spesa e comodo al padrone il fabbricar le corti e le case per abitazione degli uomini ed anche per i loro stromenti ed animali a parte destra e sinistra della casa suburbana ed in villa ad uso del padrone, come braccia aperte ad un corpo compiuto e perfetto». La caratteristica tipica delle barchesse, nel corso dei secoli, è quasi sempre l’arcata, anche per una scelta obbligata di ordine strutturale, data la necessità di ottenere ampie luci per permettere il passaggio dei carri ed il rimessaggio delle attrezzature agricole. Le chiesette svolgevano la funzione di oratorio pubblico e privato, avendo la facciata con l’entrata principale rivolta verso la strada o il fiume ed un ingresso interno dal giardino, tramite la sagrestia, per la famiglia.
La popolazione era molto devota ai vari santi titolari, per esempio a Silea l’oratorio di villa Barbaro, dedicato a San Girolamo, era meta di una processione che terminava con la benedizione dei raccolti per ottenere la grazia della pioggia.

 
 
 

   Il giardino in genere non era grande e si limitava, fino all’Ottocento, a delle aiuole geometriche con fiori, circondate da siepi di bosso e piante di agrumi. Importanti erano i viali prospettici, vera e propria unione dell’architettura al paesaggio, secondo uno schema che ne prevedeva uno davanti, uno dietro la facciata e due ai lati, paralleli al prospetto principale.
Ai primi anni del Cinquecento appartiene la villa degli Azzoni Avogadro a Lanzago che, costruita dalla famiglia trevigiana dei conti d’Onigo su di una riva dell’antico corso del Piave, venne acquistata in cattive condizioni di conservazione nel 1639 dal conte Fioravante degli Azzoni Avogadro (1602-1659) che pagò al cugino Enrico d’Onigo la notevole cifra di 3000 ducati d’oro e costruì la bella facciata con elegante loggia a colonne d’ordine tuscanico collegata al giardino da un’ampia scalinata. Nel Settecento subì un intervento sia all’interno che all’esterno probabilmente ad opera dell’architetto Giovanni Antonio Selva (1751-1819), costruttore del teatro della Fenice di Venezia.

 
VILLA VAILER - foto Gianni Mazzon
 
     
 

   Di particolare interesse sono i pavimenti in terrazzo veneziano del 1790 o in “pastellone” del Seicento e la bella sala seicentesca a volta del primo piano decorata da busti in stucco neoclassici raffiguranti imperatori romani. Nella barchessa a sud è inglobato il primo nucleo della proprietà, formato da un’elegante “casa dominicale” della fine del Quattrocento con portico ad archi, che conserva la facciata completamente affrescata con fasce “a girali” di foglie d’acanto, paesaggi ed un elegante cartiglio sorretto da quattro putti, che racchiude una scena di battaglia.
Altre due barchesse incorniciano la villa a sud e a nord, mentre, staccata, sorge la chiesetta di pregevole ed originale architettura tardoseicentesca dedicata a San Pietro e Sant’Antonio. Un vasto parco d’impianto paesaggistico, con laghetto popolato da statue seicentesche di divinità preposte all’agricoltura, si estende lungo il corso del fiume Melma.

 
 
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