Pordenone
 
 
IL FASCINO DELLA CULTURA
 
 
Dialettica tra vecchio e nuovo
in un centro ricco di testimonianze architettoniche
e fermenti culturali,
tra i quali spiccano manifestazioni di grande risonanza.
 
 
 
 
Una città senza cultura sarebbe un agglomerato edilizio ed operativo vuoto interiormente, come una persona efficiente ma arida. Si esisterebbe senza vivere, intendendo la vita come forma piena dell’esistenza, fondata anche sull’appagamento extrapratico. L’architettura rientra a pieno titolo nell’ambito culturale, in quanto forma d’arte, anzi, come dice Renzo Piano, arte imposta, cioè forma estetica che s’impone alla vista dei cittadini e quindi con responsabilità sociali. Pordenone, città laboriosa culturalmente annovera due casi particolari di architettura religiosa, una sorta di dialettica tra antico e moderno. In Via del Cristo, una traversa che s’imbocca dai lunghi portici venezianeggianti di Corso Vittorio Emanuele, seminascosta e discreta spunta la Chiesa del Cristo, di fondazione trecentesca, con portale marmoreo di Pilacorte e all’interno frammenti di affreschi del XIV secolo e un cinquecentesco crocifisso ligneo. Una sorta di timido e antico baluardo di fede che sembra galleggiare nel tempo, ancorato alla spiritualità. L’altro polo, appena fuori del centro storico, è costituito dalla Chiesa progettata nel 1992 dall’architetto svizzero Mario Botta e dedicata al famoso beato Odorico da Pordenone che visitò la Cina nel Trecento, poco dopo Marco Polo. Edificio in mattoni di circa 800 mq con chiostro e grande cupola conica da cui sporge una campana, la Chiesa è un moderno arcaismo, in virtù di quel cono evocativo dell’antica struttura a tholos, parola greca usata per indicare una costruzione circolare a falsa volta. I nutrimenti dello spirito sono molteplici e difatti Pordenone alimenta la vita sociale con tante iniziative culturali. Pordenonelegge ha un nome-dichiarazione che parla da sé. Vero e proprio festival dei libri e degli autori, l’evento settembrino coinvolge la città in modo capillare portando nelle strade, piazze e locali pubblici opere e scrittori della letteratura italiana e straniera, permettendo al libro di uscire allo scoperto, mescolandosi alle persone e avvicinandosi alla vita. “Non leggete per divertirvi come i bambini o per istruirvi come gli eruditi. Leggete per vivere”, scrive Flaubert. Anche il cinema risponde all’esigenza dell’uomo di raccontarsi storie per capirsi meglio. Rispetto al cinema Pordenone può vantare una delle rassegne più celebrate al mondo, Le Giornate del Cinema Muto, organizzata da Cinemazero in collaborazione con la Cineteca del Friuli. Autentica perla nel mare dei festival cinematografici internazionali, osannata dai critici di ogni latitudine e frequentata da cinefili, musicisti, ricercatori, restauratori, tecnici, studenti, collezionisti di tutti i continenti, Le Giornate, superate ormai le venti edizioni, propongono una sorta di archeologia vivente del cinema, scandagliando l’intera produzione precedente l’avvento del sonoro. L’unico suono è quello delle esecuzioni musicali dal vivo che seguono e commentano, proprio come avveniva una volta, le immagini dei silent movie. Assistere a una proiezione del genere è un rito purificatorio dal frastuono di tanto cinema moderno supertecnologico. A proposito di cinema, Pasolini definiva Pordenone un luogo dal “cielo pallido, impalpabile e vastissimo”. Sotto questo cielo la città si attiva in modo che si possa respirare anche un altro ossigeno, quello della cultura.