IL RECUPERO DELLE MURA:
VALORE E SIGNIFICATO

    Non sembri retorico affermare che i trevigiani stanno “scoprendo” le mura, ossia le vestigia della cinta fortificata rinascimentale che dal Cinquecento aveva trasformato, con ciclopica opera, la città in una formidabile fortezza. 
    Pur quotidianamente sotto gli occhi di tutti, fronteggiando l’ineludibile anello di circonvallazione, questo mastodontico “monumento” lungo cinque chilometri, fatto di murature, terra, acque vive e rigogliosa materia vegetale, è letteralmente rispuntato alla vista allorquando è stata eliminata la densa coltre infestante che da lungo tempo lo nacondeva e ne disgregava progressivamente la compagine materiale, già duramente provata dagli eventi e dal tempo.
    Inoltre, negli isolotti delle fosse e nei giardini prospicienti, la cura e il parziale diradamento della lussureggiante ma eccessiva massa vegetale, ingovernata per troppi decenni, ha finalmente rotto una sorta di impenetrabile schermo, liberando sorprendenti scorci. Anche le alberate superiori dei bastioni sono state curate, così come ottimale manutenzione è stata finalmente data alla sottostante passeggiata e alle risalite pedonali, nonchè rifatta l’illuminazione.  

Trevigny ou Tarvisi, incisione di Pieter Mortier, 1704
Prospetto esterno di Porta Santi Quaranta; attribuito ad Alessandro Leopardi, 1571 

Ciò, ovviamente, a vantaggio della fruibilità dei cittadini, che non hanno tardato a riappropriarsi delle “loro” mura. Ma l’attenzione e gli sforzi che l’Amministrazione Comunale sta dedicando a questo eccezionale “bene” pare non si fermeranno a questi pur notevoli risultati; c’è ora da affrontare il problema forse più impegnativo, tecnicamente ed economicamente, ma ormai urgentissimo: il restauro conservativo delle cortine e la soluzione dei gravi dissesti strutturali della parte propriamente muraria. 
    Assai positivo e incoraggiante è certamente il risultato conseguito sul primo tratto “sperimentale”, a nord della Porta Santi Quaranta, recentemente compiuto sotto la guida di uno staff di tecnici e della Soprintendenza. Finalmente è possibile essere ottimisti: è ormai nella coscienza generale che questo incomparabile patrimonio ambientale, nonchè prezioso bene storico, in verità finora assai poco conosciuto e studiato, rappresenta una grande opportunità per la Treviso del nuovo millennio. 
    Soprattutto, fa finalmente ben sperare il sempre più ampio e fattivo interesse dimostrato da cittadini, associazioni, enti e amministratori. 
    L’impegno dell’Amministrazione Comunale ha positivamente trovato riscontro in quello di Istituti come la Fondazione Cassamarca (restauro di Porta Santi Quaranta) e di private Associazioni come il Lions Club “Duse” (restauro dei Leoni e delle lapidi) e il Rotary Club Treviso (illuminazione monumentale esterna). È augurabile che tali virtuose sinergie continuino e si arricchiscano, per il salvataggio di quello che è non solamente un prezioso bene storico-artistico, un tesoro ambientale, un fondamentale elemento urbanistico, ma addirittura è parte integrante insostituibile della forma, dell’immagine, quindi dell’identità stessa della città di Treviso. Le fotografie qui presentate, meglio di qualsiasi parola, danno ragione di ciò.

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