Così, la vecchia piazza deve sostenere un diverso ruolo e maggiori oneri d’utenza; ma, fortunatamente, finora sembra reggere e funzionare bene! La piazza è tuttora riconosciuta tanto idealmente "centrale" che, spesso, non sembra esserci cornice migliore per tante disparate manifestazioni cittadine, anche decisamente "improprie": dalla trasformazione in vero green per il golf, a quella in grande campo di radicchio di Treviso; dai raduni motoristici all’esposizione di barche a vela!
Un’indiscussa "centralità" che credo urbanisti, architetti e amministratori debbano ben considerare e valutare, per compiere le scelte che nel futuro favoriscano e continuino a dare significato a questa preziosa caratteristica vitale.
Come è nata questa piazza e cosa ha rappresentato nella storia della città?
Dominata e caratterizzata architettonicamente dalla presenza degli antichi edifici comunali, fin dall’origine rappresentò il polo del potere civile, in chiara separazione rispetto al centro religioso rappresentato dalla cattedrale e dal palazzi vescovili, sulla piazza del Duomo, al capo opposto della Calmaggiore. Fu quindi il teatro di tutti i principali fatti storici locali (la truculenta fine per squartamento del tiranno Alberico da Romano nel 1260; la popolare proclamazione di fedeltà veneziana nel 1509; i disastri dei bombardamenti del 1944...).

 
 
È fin ovvio che questo spazio urbano sia sempre stato il punto di maggiore rappresentatività anche architettonica della città, scena d’elezione per cerimonie pubbliche, civili e religiose, nonché di feste popolari come l’antica corsa dei tori, o cavalleresche come la giostra della quintana. La piazza, ovvero le "piazze", data l’articolazione in molteplici ambienti urbani correlati, si è gradatamente formata e modificata nel tempo, in un’evoluzione lenta ma ininterrotta. Descriverla equivale a ripercorrere tutta la viva storia della comunità trevigiana.
Nell’urbanistica della Tarvisium romana, quasi certamente il luogo coincide con il foro. Vi corrispondeva un quadruvium — da cui il nome medievale di piazza del Carrubio — formato dall’intersezione di uno dei due assi stradali principali città romana (attuali vie Calmaggiore, Indipendenza e Santa Margherita) con un altra strada di antica origine (attuali vie XX Settembre e Municipio). La continuità del secondo asse, ora scomparsa, è indicata dalla originaria posizione ad esso tangenziale del muro absidale della vicina chiesa di San Vito (sec. XII), nonché dall’orientamento della torre civica, del sec. XIII ma probabilmente su precedenti fondazioni.

La primitiva sede del Comune, piccola, in legno e con annesso solarium (loggia) per le riunioni, era situata a ridosso del battistero del duomo. Documenti citano espressioni come "in domo lapidea Comunis" nel 1207, "in domo nova Comunis" nel 1213; indizi che portano a ritenere che il primo nucleo dei palazzi comunali fosse eretto già nel primo decennio del Duecento, esprimendo simbolicamente nel cuore urbano la sovranità del giovane Comune, conquistata a Legnano contro il Barbarossa e riconosciuta a Costanza nel 1183.
Vi spiccava per mole grandiosa e orgogliosamente ardita il palazzo della Ragione che, come nelle altre città padane, ospitava i banchi dei giudici e del podestà nell’enorme salone a luce libera occupante tutto il primo piano. Solo dall’Ottocento il palazzo fu denominato "dei Trecento", ritenendolo erroneamente sede di quel Consiglio. Invece, sappiamo dai documenti che i Consigli "dei Trecento" e "dei Quaranta", si riunivano all’interno dell’ala ortogonale al palazzo.


(continua ®)