Temendo che l’isola potesse compromettere la sua egemonia commerciale, incominciò a caricare di balzelli ogni attività. Il declino non fu lento, ma fulmineo. Chi poté emigrò a Rialto, continuando i suoi traffici; i più scesero una china economica che condusse gran parte della gente a sfamarsi pescando sulle acque dei fiumi delle antiche vie commerciali.
Quello storico 17 di maggio, il colonnello Foulon conquistò un villaggio inanime. La popolazione era ridotta a circa settecento persone. L’anno prima non si era celebrato alcun matrimonio. Nonostante la precaria situazione del borgo, l’ufficiale non volle esimersi dal rispettare gli ordini ricevuti e inviò "l’amico" prete a presentargli il campionario di argenti e ori, patrimonio della chiesa. Che valore poteva avere il patrimonio di quella gente? Due giorni dopo il commissario imperiale, che stazionava a Portogruaro, diede ordine di riportare tutto indietro. (Povertà vera o astuzia di don Domenico? Un secolo dopo la situazione patrimoniale dei caorlotti non risultava migliore. Ai primi lampi che annunziarono la guerra del 1915, un altro parroco spedì in salvo a palazzo Venezia di Roma, cinque bauli di oggetti d’oro e argento e paramenti sacri preziosi.)
Alla seconda venuta del "... sirocal de quei che el mondo intriga", così definì l’avvento di Napoleone, Francesco Spiga in una poesia densa di rimpianti per i tempi della Serenissima, i francesi decisero di cambiare l’ordine architettonico, igienico e spirituale della piazza dei pescatori. Ciò è successo nel 1805, dopo il breve interregno asburgico.

Per prima venne estinta la secolare sede episcopale, per altro inutile. I vescovi incaricati, salvo qualche eccezione, fuggirono in riva al Canal Grande ancora nel Trecento in compagnia delle famiglie più abbienti. I pastori di anime si limitavano a curare il loro povero gregge tra le comode stanze della curia patriarcale di Venezia. Il cimitero, raccolto dietro il campanile e confinate con la navata destra del duomo, in pochi mesi venne sgomberato e trasferito davanti all’insenatura della chiesa della Madonna dell’Angelo. Per fortuna il campanile rimase intatto. Grazie ai suoi 46 metri di altezza, prima dell’arrivo del colonnello Foulon, fu un osservatorio strategico rivolto al mare e alla pianura. I preti lo usarono per chiamare a raccolta i fedeli, le soldatesche francesi, austriache, tedesche e italiane, salirono su quella torre per gli stessi scopi per cui molti secoli prima i romani vi accendevano sopra dei grandi falò. Forse i romani lo costruirono in solido sasso, come la base attuale. Un faro per indicare ai marinai delle triremi, il punto in cui approdare per accedere al fiume che portava a Concordia Sagittaria, dove stanziava il comando militare della X Legio. La rotondità della torre è straordinaria! Ecco cosa stupì il giovane colonnello francese: la forma unica di quel campanile, così diverso dalle migliaia di quadrangolari, che conquistò nel corso delle sue campagne d’Italia.

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